L’attesa creativa
Aspettare ci appare, spesso, inutile, fastidioso, inaccettabile. Non sopportiamo risposte che ritardano a messaggi sui social. Siamo indisponibili a lunghe trattative per decisioni da prendere in comune. Giacomo Leopardi ci spiega cosa è l’attesa nel finale dell'”Infinito”, il suo componimento più conosciuto, nel quale conclude dicendo “E il nafragar m’é dolce in questa attesa”.
Le attese della vita, quindi, non sono semplicemente intervalli vuoti, ma “dolcezze” come dice Leopardi, opportunità preziose, come diciamo oggi, per la crescita personale. In questi momenti, l’individuo è posto di fronte alla sfida della pazienza e della riflessione interna, componenti fondamentali per il proprio sviluppo psicologico ed emotivo. L’attesa può fungere da catalizzatore per esplorare e risolvere questioni interne irrisolte, permettendo così una maggiore comprensione di sé. Durante l’attesa si possono osservare i propri pensieri ed emozioni. Ciò può portare ad importanti intuizioni su come reagire allo stress e su come migliorare le proprie strategie decisionali. L’attesa non è una prova di resistenza, ma occasione di affinare le proprie capacità riflessive per una maggiore pace interiore. Un percorso psicoterapeutico potrebbe includere tecniche di mindfulness, che aiutano il paziente a vivere il presente senza giudizio eccessivo e a accettare il processo di attesa come parte integrante del cammino verso il benessere. Il terapeuta potrebbe anche suggerire esercizi di scrittura riflessiva o di dialogo interno per facilitare questo esplorazione personale. In conclusione, l’attesa non è tempo perduto, ma come un’essenziale pausa di riflessione che prepara il terreno a una maturazione emotiva e personale per affrontare le sfide future.