Catia Del Monte Psicoterapeuta 336783131

L’attesa creativa

Aspettare ci appare, spesso, inutile, fastidioso, inaccettabile. Non sopportiamo risposte che ritardano a messaggi sui social. Siamo indisponibili a lunghe trattative per decisioni da prendere in comune. Giacomo Leopardi ci spiega cosa è l’attesa nel finale dell'”Infinito”, il suo componimento più conosciuto, nel quale conclude dicendo “E il nafragar m’é dolce in questa attesa”.

Le attese della vita, quindi, non sono semplicemente intervalli vuoti, ma “dolcezze” come dice Leopardi, opportunità preziose, come diciamo oggi, per la crescita personale. In questi momenti, l’individuo è posto di fronte alla sfida della pazienza e della riflessione interna, componenti fondamentali per il proprio sviluppo psicologico ed emotivo. L’attesa può fungere da catalizzatore per esplorare e risolvere questioni interne irrisolte, permettendo così una maggiore comprensione di sé. Durante l’attesa si possono osservare i propri pensieri ed emozioni. Ciò può portare ad importanti intuizioni su come reagire allo stress e su come migliorare le proprie strategie decisionali. L’attesa non è una prova di resistenza, ma occasione di affinare le proprie capacità riflessive per una maggiore pace interiore. Un percorso psicoterapeutico potrebbe includere tecniche di mindfulness, che aiutano il paziente a vivere il presente senza giudizio eccessivo e a accettare il processo di attesa come parte integrante del cammino verso il benessere. Il terapeuta potrebbe anche suggerire esercizi di scrittura riflessiva o di dialogo interno per facilitare questo esplorazione personale. In conclusione, l’attesa non è tempo perduto, ma come un’essenziale pausa di riflessione che prepara il terreno a una maturazione emotiva e personale per affrontare le sfide future.

Christmas blues

Catia Del Monte, psicoterapeuta 336783131

(Studio: Frascati, Torre Angela, San Giovanni)

Le festività natalizie sono spesso associate a gioia e allegria, ma per alcuni possono anche portare sentimenti di tristezza e sconforto, un fenomeno che alcuni esperti americani definiscono “Christmas blues” o Depressione natalizia. Questo periodo può essere particolarmente difficile per chi soffre di problemi di salute mentale, poiché la pressione di dover apparire felici può intensificare sensazioni di isolamento e inadeguatezza.

Le festività possono evocare ricordi, sia lieti che dolorosi, amplificando sentimenti di perdita o solitudine. Inoltre, i preparativi, le spese e gli impegni sociali possono risultare stressanti e faticosi, soprattutto per chi già affronta sfide legate alla salute mentale. Le routine quotidiane, che spesso fungono da ancoraggio per chi attraversa periodi difficili, possono essere sconvolte durante le festività, aumentando il senso di disorientamento.

In molti luoghi, il periodo natalizio coincide con i mesi invernali, caratterizzati da minor luce solare, un fattore che può aggravare i sintomi depressivi, come avviene nel disturbo affettivo stagionale. Pertanto, è fondamentale essere consapevoli del proprio stato emotivo e cercare supporto quando necessario.

È importante riconoscere che, nonostante il loro fascino, le festività non sono una soluzione ai problemi interiori più profondi. Dovrebbero essere viste per quello che sono: un’opportunità per un breve momento di spensieratezza, senza aspettative irrealistiche di felicità o guarigione.

Mettersi in sintonia con il proprio essere

Catia Del Monte, Psicoterapeuta. Studio: Frascati, Torre Angela, San Giovanni.

La sofferenza e i disagi, spesso, ci allontanano dal nostro vero essere. Pensiamo e ci concentriamo sui nostri errori, sulle esperienze negative, sui fallimenti.
Sembra un labirinto dal quale non si esce. Eppure il nostro essere profondo emette dei segnali. Può capitare che si sprofondi nella tristezza pensando al proprio lavoro insoddisfacente, ma nel luogo dove lavoriamo il dolore scompare, per pochi minuti, quando siamo davanti al distributore automatico del caffè e incontriamo un collega che ci mette di buonumore. Può accadere che ci si senta sotto un treno a seguito di un battibecco sentimentale, ma troviamo sollievo ad accarezzare un cagnolino che ci fa le feste. Di momenti in cui la nostra mente spazza via le angosce, se ci riflettiamo un attimo, ce ne sono molti. Però, sovente, sono oscurati dal dolore interiore per le sventure della vita. Se proviamo, invece, ad ascoltare meglio il nostro essere, possiamo vincere più di una battaglia contro il malessere. Tutte le cose e le persone che ci fanno star bene, sono parte di noi. Anzi, in realtà, rappresentano con più fedeltà il nostro essere. Le sventure e i fallimenti della vita, anche se dipendono da nostri errori, non devono egemonizzare la nostra vita. Dobbiamo, certamente, affrontare e risolvere il problema sentimentale, quello lavorativo o quello famigliare, ma questi problemi non devono sopprimere la nostra volontà di star meglio. Pensare e valorizzare i momenti in cui si ata bene è il primo grande passo per vincere il dolore interiore.

Attacchi di panico. Che fare?


Catia Del Monte Psicoterapeuta 336783131
Studio: Frascati, Torre Angela, San Giovanni

Paura di perdere il controllo? Non vedere vie di uscita? E’ capitato a tutti di sperimentare momenti del genere. Se sono episodi rari e occasionali è solo un avvertimento. Dobbiamo calmarci, rallentare i ritmi, riflettere. Ma se la paura di perdere il controllo è associata a palpitazioni, svenimenti, nausea, timore di morire, allora si tratta di attacchi di panico. Durano di solito pochi minuti, ma possono anche prolungarsi per più di un’ora. Dopo l’episodio, molte persone si sentono esauste e stanche. Le cause degli attacchi di panico possono essere diverse, tra cui predisposizione genetica, stress, traumi o cambiamenti importanti nella vita. Senza perdere tempo, è il caso di consultare uno psicoterapeuta. Già dopo i primi incontri lo psicoterapeuta sarà in grado di diagnosticare gli attacchi di panico e proporvi una cura. La terapia cognitivo-comportamentale è uno dei trattamenti utilizzati per gli attacchi di panico e i disturbi d’ansia. Attraverso questa terapia si impara ad identificare e cambiare i modelli di pensiero e comportamento che contribuiscono all’ansia e agli attacchi di panico. Insieme al medico di famiglia, si può pensare, laddove è necessario, alla somministrazione di farmaci antidepressivi e ansiolitici che servono a gestire l’attacco di panico o gli episodi di ansia acuta. Praticare tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, la meditazione, la Mindfulness può aiutare a ridurre l’ansia e prevenire gli attacchi di panico. Infine, ma non per ultimi, lo stile di vita e il supporto sociale: una dieta equilibrata, movimento ed esercizio fisico uniti alla frequentazione di persone cui si è legati da amicizia e buoni rapporti rappresentano fattori determinanti alla ripresa e recupero dalle esperienze di sofferenza interiore. Anche in questo caso la cura migliore è la prevenzione.

Liberarsi del passato

Liberarsi del passato
Alcuni temono che il passato rappresenti una sorta di paradiso perduto o, al contrario, la prova indelebile di essere destinati alla sofferenza. Così accade che quando finisce un grande amore lui o lei credono di non poter più provare nulla di simile in futuro. Oppure che davanti a un insuccesso si ripensi alle sventure della propria famiglia d’origine e si finisca col credere di essere destinati ineluttabilmente alla sofferenza. Niente di più sbagliato. Ognuno di noi sta facendo un viaggio inedito nella propria vita. Ciò che bisogna fare è cercare di affrontare il proprio viaggio nel modo più autentico possibile. Essere se’ stessi ed ascoltare la propria anima.  Nessun destino di sofferenza  è riservato ad alcuno.  Con un atteggiamento positivo è possibile fare nuove esperienze, forse ancora  piú intense di quelle passate.
(Catia Del Monte, Psicoterapeuta 336783131). 

Ascoltiamo il nostro corpo

di Catia Del Monte, Psicoterapeuta 336783131

Il nostro corpo parla sempre,  ci manda dei segnali, e noi dobbiamo imparare ad ascoltarli. Succede quando facciamo scelte importanti che, tuttavia, nel nostro animo non avremmo voluto fare o, per le quali, non ci sentivamo pronti.
Accade nei momenti in cui trascuriamo le persone che amiamo e con le quali abbiamo un forte legame affettivo.
Il corpo ci parla e si esprime, talvolta anche attraverso sintomatologie:  sentiamo dolori e disturbi che non hanno cause fisiologiche. Cicli mestruali che si interrompono misteriosamente, emicranie ingiustificate.
Ciò che dobbiamo fare è metterci in profondo ascolto di noi stessi. Ascoltiamo il nostro corpo. Ci parla, ci consiglia, ci sussurra, ci svela. 

La sfida della solitudine

Catia Del Monte, psicoterapeuta 336783131

(Studio: Frascati, Torre Angela, San Giovanni)

Ci si può sentire soli per tanti motivi. Perché abbiamo cambiato casa, perché finisce un rapporto amoroso oppure a causa di un mutamento esistenziale importante. Il senso di solitudine, certe volte, ci assale anche se non c’è una ragione precisa. E’ una grande sfida combattere la solitudine. Se non lottiamo per vincere questa sfida, le conseguenze possono essere molto serie. La solitudine può diventare una condizione patologica cronica, mettere a rischio la salute fisica e mentale. Problemi di apprendimento e perdita di memoria sono alcuni sintomi iniziali, tipici del senso di solitudine. Spesso il malessere generato da questa condizione esistenziale porta all’abuso di alcool e sostanze stupefacenti. Dobbiamo accettare la sfida contro la solitudine e vincerla. Può essere faticoso, ma si può lottare e tornare a stare bene. Cerchiamo nuove conoscenze o ritroviamo gli amici che abbiamo già, condividiamo passioni come attività sportive, culturali e politiche. Stare insieme a un gruppo almeno una volta a settimana e sentire o contattare le persone anche online coi social media non è controindicato e può creare una magica routine che ci permette di risalire, lentamente, in superficie dagli abissi della solitudine. Ci si può “messaggiare” tranquillamente su facebook o whatsapp per poi incontrarsi in un locale o in una piazza. Prendersi cura di sé stessi è un altro passo fondamentale per vincere la battaglia contro la solitudine: lo sport, il barbiere, il parrucchiere, un bel vestito possono farci sentire meglio favorire i rapporti con le altre persone. Se, però, non riusciamo a sconfiggere la solitudine e l’isolamento, meglio parlarne con una persona esperta. La psicoterapia può aiutare ad affrontare e superare quelle emozioni e quegli stati d’animo che ci fanno star male imprigionandoci nella solitudine. Se vogliamo, possiamo vincerla questa difficile sfida. (G.R.)

Sbulloniamo il bullo


Un fenomeno antisociale sempre più spesso diffuso all’interno degli ambienti scolastici è il bullismo e piu’ di recente il cyberbullismo (bullismo attraverso la rete). Il termine è di origine inglese (bullying), ed è impiegato per connotare le prevaricazioni psicologiche e fisiche tra pari in un contesto di gruppo.

Alcune ricerche condotte nell’ambito del bullismo ci permettono di individuare i ruoli degli individui direttamente coinvolti e del gruppo nel suo complesso.

  • il bullo:l’aggressore che prende l’iniziativa; manifesta comportamenti aggressivi nei confronti dei coetanei e degli adulti, mostra scarsa empatia con la vittima, spesso ha un forte bisogno di dominare, è prevalentemente maschio;
  • la vittima: chi subisce la prepotenza, spesso è più ansioso e insicuro dei compagni, reagisce agli attacchi piangendo o chiudendosi in se stesso, spesso soffre di scarsa autostima e ha una opinione negativa di sé e delle proprie capacità. Solitamente si tratta di una persona che vive già in una condizione di isolamento ed esclusione dalla classe;
  • l’aiutante: chi agisce ugualmente con prepotenza, ma con un ruolo secondario;
  • il difensore: chi consola e difende la vittima, o cerca in qualche modo di interrompere la prepotenza;
  • l’esterno: chi si disinteressa, non partecipando in alcun modo, cercando di restare fuori dalla situazione e di non farsi coinvolgere.

Le vittime dei bulli perdono sicurezza ed autostima, si sentono inadeguate ad affrontare tali situazioni. In alcuni casi possono sopraggiungere sintomi da stress, come mal di stomaco e mal di testa, incubi e attacchi d’ansia. I comportamenti legati al bullismo sono oggetto di studi anche per le loro conseguenze sul rischio psicosociale, spesso infatti l’abbandono scolastico, la delinquenza giovanile e i disturbi psicologici risultano associati a disturbi relazionali in età scolare. È fondamentale quindi porre in essere azioni preventive che identificano fattori precoci di disadattamento col il fine di ridurre il rischio di successive evoluzioni psicopatologiche.

LA FELICITA’

La felicità è un emozione o stato d’animo.
Ma cosa vuol dire essere felici?
Non è facile, anche perché essere felici non significa la stessa cosa per tutti.
Per alcuni la felicità è un’emozione, una condizione soggettiva positiva. Per altri è una sensazione costante di soddisfazione. Per altri ancora essere felici coincide con il possedere dei valori positivi o addirittura dei valori materiali.
In realtà definire la felicità è un impresa difficile!

Abbiamo la felicità emotiva, rappresentata da una sensazione di benessere suscitata dal fare qualcosa di piacevole, come vedere un film, uscire con un amica, o guardare un opera d’arte. Abbiamo la felicità morale, determinata da un comportamento corretto e ligio. Con sani valori. Abbiamo la felicità legata al rapporto e alla relazione affettiva con l’altro. Si e’ felici se ci si sente amati. I legami affettivi, tengono uniti famiglie e amici, e portano alla felicità.
Cosa possiamo fare per essere felici?
Alcune ricerche hanno dimostrato che che per essere felici bisogna porsi obiettivi specifici, concreti e facili da misurare.

Gli obiettivi, chiaramente, vanno commisurati all’eta’.
Per un bambino gli obiettivi da raggiungere sono diversi da quelli di un adolescente o di un adulto.
Quando raggiungiamo gli obiettivi che ci siamo prefissati, siamo felici e soddisfatti.
C’è chi si prefigge di raggiungere un titolo di studio, che un lavoro chi una famiglia. C’è chi ama viaggiare e conoscere posti nuovi vicini e lontani. Chi invece vorrebbe una bella automobile, chi una casa con il giardino. Chi una relazione sentimentale.
La felicità dura in base a come formuliamo gli obiettivi…
E tu quali obiettivi vuoi raggiungere per essere felice?

PIU’ RIDIAMO E MEGLIO STIAMO

RIDERE PER STAR BENE..

Ridere fa bene. Piu’ ridiamo e meglio stiamo.

Ecco alcuni buoni motivi per ridere

Ridere riduce gli ormoni dello stress

Ridere stimola la produzione di endorfine che riducono gli ormoni dello stress, innalzano la capacità di sopportare il dolore , stimolano la guarigione, ed il sistema immunitario.

Ridere stimola il sonno

Ridere stimola la melatonina, l’ormone che regola il ritmo circadiano (sonno/veglia)

Ridere è un esercizio fisico e migliora l’aspetto estetico

Quando ridiamo sollecitiamo almeno 15 muscoli facciali (anche la pelle se ne giova), le spalle, l’addome e il diaframma. Oltre a tirarci su il morale, facciamo un po’ di esercizio fisico, che non guasta mai.

Ridere migliora la circolazione

Ridere fa aumentare il flusso sanguigno e migliora anche la respirazione

Ridere migliora le relazioni

Fa piacere stare accanto ad una persona sorridente.

Ridere ci aiuta a distaccarci dal coinvolgimento emotivo

Se abbiamo pensieri negativi, una bella risata ci fa prendere con piu’ leggerezza le situazioni che ci opprimono.

Ridere migliora il rendimento al lavoro

Ridere da’ energia e carica anche per fronteggiare i problemi sul lavoro.